Campionaria Padova – da sempre – è anche la festa della città, un luogo in cui i padovani (e non solo) si danno appuntamento, da più di cent’anni, per passare momenti all’insegna dello svago e stringere relazioni: non poteva esserci location migliore per l’anteprima del libro curato da Andrea Pase e Paolo Giaretta Quante Padove? (edizioni Bette).In uscita nei prossimi giorni, è stato presentato ieri sera – sabato 20 maggio – in occasione del penultimo appuntamento con Civico 78, il nuovo format di talk che intreccia musica e dialoghi ideato da Davide Antonio Pio e sperimentato con successo per la prima volta durante questa edizione della “fiera dei Campioni”. Un affascinante viaggio nello spazio e nel tempo attraverso quattro quartieri padovani – Arcella, Stanga, Padova Sud e l’area che va da Brusegana ad Altichiero – frutto di un percorso di ricerca partito nel 2018 che ha coinvolto 50 fra studenti e dottorandi della laurea magistrale in Scienze storiche e della laurea in Scienze della Formazione primaria.
L’incontro – accompagnato dalle note jazz della band padovana Allez Kiki Fermentation – ha visto la presenza di Andrea Pase, geografo dell’università di Padova che ha coordinato il progetto, Ludovico Maurina, dottorando di geografia all’Università di Padova e Venezia Ca’Foscari, e Francesco Vezzani, giovane storico, dottorando presso le università di Udine e Trieste. Insieme – aiutati da bolle di sapone e da gomitoli di lana colorata – hanno “giocato” con il pubblico presente in sala, invitando a riflettere sui fili e le connessioni che ci legano al territorio. Con loro anche Christian Agbor, nigeriano e padovano da sette anni, e Manish Saini, indiano e padovano da quattordici anni, rappresentanti della Commissione stranieri del Comune di Padova, che hanno raccontato il percorso di questo nuovo organismo di partecipazione contribuendo a disegnare nuove “mappe” della città.
Il libro, con l’introduzione dell’assessore al decentramento del Comune di Padova Francesca Benciolini, è appena stato presentato – venerdì 19 maggio – al Salone del Libro di Torino nell’area degli editori indipendenti curata dalla Regione Veneto. Sarà proposto per la prima volta alla città il 31 maggio, in sala Paladin, Palazzo Moroni, alle 18. Il volume raccoglie tanti contributi diversi: un progetto sostenuto da Rotary Club Padova, dal Comune di Padova, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dal Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova.
Durante l’attività di ricerca gli studenti sono stati coinvolti in diversi laboratori e hanno intervistato nei quartieri 30 osservatori privilegiati chiamati a raccontare il loro rione. Il volume prende il via dal Cinquecento raccontando il cosiddetto “trauma” del Guasto generato, durante la costruzione delle mura, dalla necessità di “radere al suolo” tutte le costruzioni presenti nell’arco di un miglio dal limite della città, per non dare luoghi di rifugio a eventuali assedianti. A questo trauma antico si sovrappongono le mappe con i traumi delle due Guerre mondiali, i segni lasciati nei quartieri dai conflitti e dai bombardamenti. Un racconto vivo che si dipana nello spazio e nel tempo e arriva fino alla Padova del lockdown, con la fotografia della città deserta nelle settimane più difficili della pandemia. Il libro, con una formula unica nel suo genere costruita e studiata assieme alla casa editrice padovana Edizioni Bette, è pensato per essere letto e fruito assieme a quattro grandi fascicoli, usciti a dicembre dello scorso anno e acquistabili separatamente o in un’unica formula, che raccolgono ciascuno sette mappe, dal XVIII secolo ad oggi, dei quartieri padovani. “La città – ha spiegato Pase – chiede ascolto, cerca consolazione. A nostro modo abbiamo cercato di prestarle cura, offrirle conforto, attraverso l’invenzione di quattro simboli che caratterizzano ciascuno dei quartieri, attraverso la passione per le rappresentazioni cartografiche, l’uso della fotografia. Attraverso l’abbraccio più grande che si può dare a Padova: percorrendo il cerchio del suo raccordo anulare”.